Dopo un (ennesimo) lungo periodo di assenza da questo blog, torno a scrivere qualcosa.
La notizia del giorno è che sono tornato domenica sera dalla mia vacanza-“studio” a Londra, precisamente a Roehampton. Il tempo è stato incredibilmente clemente, e l’ultima delle 2 settimana è stata decisamente calda per gli standard inglesi.
Sbrigo rapidamente la sezione “apprendimento della lingua inglese”: soddisfacente, molto meglio della precedente esperienza a Malta di 2 anni fa, sono finito nel corso “Advanced” che ho concluso con il massimo dei voti (con buona pace della mia professoressa di inglese che mi ha dato 7 perché le sto… ehm… antipatico).
Invece che partire da Verona (troppo facile), siamo partiti da Venezia, e il collegamento tra le 2 città è stato effettuato mediante un pullman con autista con patente presa per corrispondenza. Tralasciamo. Solita attesa prima e dopo il check in e poi decollo sul solito 737, con la British Airways (non oso pensare quanto è costato solo il volo…). Già durante il viaggio ho avuto il primo traumatico impatto con il cibo inglese: due tramezzini dall’aspetto ripugnante e dal sapore non meglio identificato, immangiabili. Fortunatamente c’era anche una enorme lattina di Coca Cola da 125 ml.
Atterraggio 2 ore dopo (anzi, una, considerando il fuso orario) all’aeroporto Gatwick di Londra, e trasferimento in pullman di un oretta fino a Roehampton. Solito trauma da guida-dal-lato-sbagliato, sembra sempre di dover fare un frontale da un momento all’altro. Tutor, autovelox, T-Red, ne ho contati ben più di una ventina durante il viaggio.
Arrivati al college (Froebel College, presso la Roehampton University) ci sistemano nei nostri ampi alloggi (4 metri per 2). Ovviamente niente scuri/tapparelle, ma solo delle tendine perfettamente trasparenti. Dio benedica la mia mascherina oscurante.
Giro panoramico per il College (davvero grande, al contrario delle stanze, e con tantissimi scoiattoli in giro per il parco) e cena alla tipica ora degli inglesi e delle galline: 6.00. Per fortuna scopriamo che si può cenare dalle 6 alle 7.15, quindi tutti gli altri giorni siamo andati più tardi. Ulteriore scontro con il cibo, stendiamo pietoso velo. L’unica cosa mangiabile erano le patate, peraltro presenti in *tutti* i pasti.
Lunedì mattina il test d’ingresso, pomeriggio attività organizzate. Fortunatamente la nostra accompagnatrice ha compreso quanto erano interessanti le attività del College e ci ha portato tutti i pomeriggi altrove: London Eye, British Museum, Natural History Museum, Science Museum, Buckingam Palace, Harrods, Oxford Street etc. Poi i due sabati gite organizzate di tutto il giorno a Oxford e Cambridge.
Le classi erano decisamente ben attrezzate: cattedra con finestra per vedere lo schermo del computer integrato, videoproiettore, VHS/DVD, lavagna luminosa digitale con slot per SD (con telecamera collegata al videoproiettore, altro che specchi!), oltre ad una cassettiera con 13 portatili per gli alunni. Ah, quelle classi erano normalmente occupate da una Primary School. Dopo qualche giorno chiedo se per favore posso controllare la mia e-mail. Posso. Benissimo, un’occhiatina e qualche risposta. Noto che la connessione è piuttosto veloce, e faccio uno speedtest:
Accettabile, tutto sommato.
Nel frattempo ho fatto conoscenza con tutti gli italiani della mia partiti da Venezia con me (c’era anche un fastidioso gruppo di gentaglia delle medie), tutti molto simpatici. Nulla da eccepire anche per quanto riguarda i miei compagni di classe. Tra gli insegnanti da notare Jeff, un canadese, molto simpatico, e Denis (con una “ene” sola), che è un pochino fissato con il sesso. Alla fine di una lezione ha chiesto cosa volessimo fare nella successiva e un russo ha provocatoriamente detto “monkey’s sex”. Puntualmente la lezione dopo abbiamo parlato dei disinibiti costumi sessuali dei Bonobo. No comment.
Il tempo passa in fretta, e veniamo a conoscenza di un’Internet Point nel college vicino al nostro. Una sera ci andiamo e scopriamo che ci vuole una tessera identificativa personale, che ovviamente non abbiamo. Una spagnola gentilissima ci apre e ci dice il suo nome utente e password, quindi problema evitato. Visto che ci voleva la tessera anche per uscire, chiediamo a un gruppo di napoletani che avevamo trovato nell’Internet Point di aprirci. Ci fanno notare che la porta antincendio del bagno lì vicino aveva l’allarme rotto, quindi si poteva benissimo usare… Grazie dell’informazione, visto che si apriva anche dall’esterno.
La sera dopo, sconfortato per le prestazioni scadenti della connessione, faccio un secondo speedtest:
Wow. Provo a scaricare Ubuntu, e scelgo il mirror dell’Università di Oxford, a un centinaio di chilometri di distanza: 58 secondi, alla media di 11,8 megabyte/s. Accidenti. Tornato in Italia ho fatto le mie ricerche, e quei poveretti dell’università devono accontentarsi di una connessione da 1 gigabit. Che schifo. Ah, e WiFi in tutti i corridoi, ovviamente.
Le ultime sere abbiamo ordinato anche qualche pizza, alla modica cifra di £ 7 l’una.
Per quanto riguarda la sezione motori ho visto molte Aston Martin, una Rolls Royce, una KTM RC8 (la prima che trovo in giro), una Mercedes Classe E Limousine (3 porte per lato), una Hummer Limousine, le solite Lincoln e addirittura una vecchia Mini Limousine!
Poi, purtroppo, ritorno a casa, ma almeno qui si mangia bene. E Internet è un pelino più lento. Nei prossimi giorni posterò un po’ di foto.
5 risposte su “Tornato da Londra”
E la prima velocità per te è solo “non male”? 😯
Mi pare mostruosa!!
Facevo solo finta di essere abituato a connessioni del genere (come no… per me sarebbe già tanto raggiungere i 2 mega…)
Comunque ho indagato, e la velocità era limitata dalla ethernet: hanno una connessione da 1 gigabit, e quelle “squallide” ethernet arrivano solo a 100 Mbps…
Ah ecco. 😀
Faceva veramente impressione vedere la barra dello scaricamento di Ubuntu avanzare a quella velocità … Quando va bene io in 58 secondi scarico 11 megabyte, non 700…
Immagino. 😯